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Lo sport ci ha abituato a volte a fatti che sembravano non potessero mai accadere, vittorie, sconfitte, ma anche arrivi. Altre volte è capitato che invece alcuni sogni, irrealizzabili sin dal principio, non si siano mai avverati. Nel caso del basket italiano, due sono i casi: l’arrivo di Michael Jordan a Milano e quello di Kobe Bryant a Bologna.
Milano, una nuova società
Autunno 2004, la nuova stagione di basket è alle porte. Tra le squadre pronte per il nuovo anno vi è Milano. La squadra lombarda, il cui presidente è Giorgio Corbelli, imprenditore che si pone l’obiettivo di far tornare la squadra competitiva. Milano infatti è reduce da annate travagliate, il culmine di queste è rappresentata dalla stagione 2001-2002 quando si è salvata solamente per differenza canestri nei confronti di Livorno.
Il presidente, famoso anche per aver avuto una tv di televendite e per un’esperienza nel calcio, lavora assiduamente per trovare sponsor per la società. Viene in questo modo siglato un accordo di sponsorizzazione con Giorgio Armani, che affiancherà il proprio marchio (Armani Jeans) a Milano, mentre come allenatore viene nominato Lino Lardo. Proprio la sponsorizzazione di Armani fa coltivare l’idea al presidente Corbelli di un colpo ad effetto, Michael Jordan.
Una trattativa difficile
La trattativa per l’asso americano nasce innanzitutto dall’entusiasmo dei tifosi milanesi per l’ottimo avvio di campionato dell’Armani Jeans, arrivata addirittura al primo posto in campionato. Michael Jordan si è ritirato nel giugno 2003, ma le speculazioni su un suo possibile ritorno in campo vengono alimentate da alcune partite che l’ex campione intraprende amichevolmente, dimostrando ancora un’ottima condizione. I contatti tra i dirigenti milanesi e l’entourage dell’asso americano vengono intrapresi in occasione di una sua visita in Spagna per assistere all’ultima gara della Motogp. Sin dall’inizio però si capisce che per Milano l’arrivo di Jordan è un sogno, confermato anche dalle parole di Adriano Galliani, dirigente del Milan e tra i nuovi soci della Milano cestistica, che disse:”Michael Jordan è un sogno e i sogni qualche volta si avverano”.
Il sogno purtroppo non si realizzò e non solo Milano, ma tutta l’Italia perse l’occasione di veder giocare il giocatore di basket più forte di tutti i tempi. Una trattativa che durò pochi giorni: da una parte i dirigenti milanesi capirono sin da subito la difficoltà dell’operazione, dall’altra Michael Jordan non volle tornare a giocare. Milano poi con Armani è arrivata tra le migliori d’Europa.
Un americano sulla via Emilia
Se c’è un atleta sportivo che ha avuto un forte legame con il nostro paese, questo è Kobe Bryant, giocatore bandiera dei Los Angeles Lakers. L’americano è cresciuto in Italia, dove suo padre Joe giocò dal 1984 al 1991, alternandosi tra Rieti, Pistoia e Reggio Emilia. Quest’ultima è stata di fondamentale importanza per Kobe; è il luogo dove ha iniziato a giocare a basket, nella squadra delle Cantine Riunite agli ordini di Mauro Cantarella.
Al contrario di molti altri campioni, l’inizio di carriera per la futura stella dei Lakers non comincia nel migliore dei modi. Egli infatti è considerato solamente la terza scelta (la stella di quella squadra era considerata Marco Morani, grazie al suo fisico). Ben presto il talento di Bryant emerse, aprendogli la porta della Nba, ma visto il suo passato, i tifosi biancorossi hanno sempre coltivato un sogno, quello di vedere Kobe Bryant vestire la maglia di Reggio Emilia, luogo dove il giocatore è sempre tornato per le vacanze.
Il Lockout 2011
Nell’estate 2011 la Nba è nel caos: il 1 luglio, a causa del mancato rinnovo che regolava il rapporto tra le squadre e i giocatori, i proprietari delle franchigie impongono il Lockout del campionato più importante al mondo. Con la stagione 2011-12 in dubbio molte stelle si trasferiscono momentaneamente nei vari continenti con un clausola che gli consente di tornare in America al momento della ripresa ufficiale della Nba. In Italia ad accendere i riflettori è l’interesse della Virtus Bologna per Bryant. Il presidente delle V nere, Claudio Sabatini, vuole sfruttare al meglio il blocco della Nba ed è alla ricerca di una grande nome per la sua squadra. Il primo obiettivo è il ritorno di Emanuel Ginóbili, ma l’asso argentino rifiutò l’offerta decidendo di non trasferirsi da nessuna parte.
Bologna, la grande occasione
Verso metà settembre Sabatini decide di puntare tutte le risorse per portare in Italia la stella dei Lakers. Inizialmente la sua sembra una mossa mediatica, ma il suo appello alla classe dirigente bolognese e all’imprenditoria fa capire a tutti che il presidente bolognese fa sul serio. Un accordo pare difficile da trovare: questo perché l’americano rifiuta la prima offerta che prevede un accordo annuale con possibilità di tornare in America se dovesse ricominciare il campionato americano.
Il rialzo dell’offerta a 2.5 milioni al mese fa pensare alla chiusura positiva della trattativa. La Virtus Bologna chiede anche lo spostamento di alcune partite, ma l’accordo con il giocatore tarda ad arrivare. Il presidente bolognese pensa allora di portare il campione americano per una partita amichevole, la Kobe Night. Sabatini scrive anche al presidente Obama per dirgli di convincere Bryant. Un’ultima proposta fu quella di 3 milioni per un totale di dieci partite, ma la doccia fredda arrivò con il rifiuto del giocatore. Le cose in America si stavano sistemando e il campionato Nba iniziò infatti a Natale. Sabatini ha sempre dichiarato che il mancato arrivo del giocatore dei Lakers è il suo più grande rimpianto.
Occasioni mancate
Un peccato per gli appassionati di basket, quello di non aver potuto mai vedere dal vivo due dei campioni più amati del basket. Se il tentativo per Jordan di Milano fu più che altro una mossa mediatica, mai seguita da una vera e propria trattativa, il mancato arrivo di Kobe Bryant a Bologna (sponda Virtus) sa di occasione persa. Un suo arrivo sarebbe stato sicuramente un beneficio per tutto il basket italiano, basti pensare al merchandising che sicuramente sarebbe stato prodotto intorno al giocatore. Ma purtroppo i sogni non si avverano sempre.